C’è una app per ogni persona ed esigenza, ci hanno detto. E infatti sull’Apple Store e il Google Store persino i non vedenti o chi ha gravi problemi di vista può trovare un aiuto sotto forma di programmi per smartphone e tablet: da lettori di codici a barre che identificano a voce un prodotto a mappe sonore per la navigazione assistita di chi cammina in città, a software che riconoscono il taglio delle banconote oppure i colori (una lista piuttosto esaustiva può essere reperita qui ). Ma il danese Hans Jørgen Wiberg, la cui vista si è progressivamente ridotta dalla condizione normale alla nascita fino a un campo visivo ristrettissimo di soli 5 gradi, ha pensato di trasformare la propria malattia e l’impegno nei confronti di chi ha problemi simili ai suoi, in un’opportunità di rivoluzionare il rapporto tra le persone.
La sua app si chiama Be My Eyes e anziché puntare su una straordinaria innovazione tecnologica, pone l’accento sui rapporti umani, resi possibile dalla rete, tra i non vedenti e i normodotati che vogliono dare una mano e sono disposti a iscriversi sul social network. Quando una persona in difficoltà ha bisogno di aiuto, non fa altro che chiederlo attraverso la app, per trovare dall’altro capo del telefono gli occhi di un’altra persona che ci vede bene, pescata a caso tra gli iscritti. I motivi per cui qualcuno si trova a prestare i propri occhi sani a chi ne ha bisogno possono essere i più vari: ad esempio il non vedente può dover controllare la scadenza su un cartone del latte, oppure trovare la giusta direzione dove andare o scegliere un prodotto dallo scaffale di un supermercato. La app trasferisce il video ripreso dalla fotocamera dell’iPhone del non vedente sul display del volontario, che può così rispondere alle domande postegli, come farebbe durante una semplice videochiamata con Skype o Facetime. Per evitare scherzi di cattivo gusto ai danni di chi non ci vede o perdite di tempo per chi vuole aiutare, alla fine del compito, entrambe le persone possono dare un voto alla sessione oppure segnalare un utilizzo scorretto.
“L’idea mi è venuta nella mia attività di aiuto ai non vedenti in giro per la mia città”, ha spiegato Hans Jørgen Wiberg “durante la quale spesso mi chiedevano di cucinare. La lampadina si è illuminata quando più persone mi hanno detto: certo, se potessi avere gli occhi di una persona sana anche per soli cinque minuti al giorno, la mia vita cambierebbe enormemente”. L’applicazione è disponibile per iPhone, mentre la versione Android è in fase di sviluppo. Attualmente è gratuita ma è probabile che per coprire le spese di realizzazione del software e gestione del database e delle chiamate prima o poi diventi a pagamento o richieda quanto meno una donazione. Certo, ora anche chi non ha mai aiutato gli altri per mancanza di tempo, non ha più scuse. Ed è già un risultato straordinario da cogliere al volo.
Be My Eyes si trova ancora in corso di sviluppo per apportare nuovi miglioramenti e per arricchire le traduzioni disponibili. La nuova app è già disponibile per iPhone in 10 lingue, compreso l’italiano, e in primavera dovrebbe arrivare anche la versione per Android.
Ti piacerebbe “prestare” i tuoi occhi ad una persona in difficoltà grazie ad una semplice app Scarica qui l’app Be My Eyes per i dispositivi Apple.
Segnalato da Mirco V. (BG)
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Certamente utile
La trovo una Grande Idea. Anche per permettere alle persone meno fortunate di noi di socializzare maggiormente.
adriano