Il progresso tecnologico sta facendo passi da gigante, questo ormai è sotto gli occhi di tutti. Il paradosso, però, è che se da un lato oggi è possibile effettuare video-chiamate in tempo reale da due parti opposte del mondo, dall’altro, la tecnologia non ha risolto ancora problemi di vitale importanza, come portare l’acqua nelle zone aride e montagnose.
Un’invenzione particolarmente ingegnosa, in questo contesto, è il Cloud Harvester. Si tratta di un dispositivo in grado di catturare e condensare la nebbia in goccioline d’acqua, che a sua volta, attraverso un condotto, vengono raccolte in un contenitore.
Cloud Harvester raggiunge un ottimo punto di equilibrio tra costo e qualità in termini di efficienza, risultando quindi come una soluzione adatta per tutte quelle zone povere e con scarse risorse d’acqua.
Per quanto riguarda le prestazioni, non ha nulla da invidiare a tutti i dispositivi simili attualmente sul mercato, ma risulta migliore per costo di trasporto e produzione. Questi risultati sono stati possibili grazie all’utilizzo di materiali come l’alluminio inossidabile o l’acciaio zincato, il tutto unito ad un efficiente processo di fabbricazione ed una struttura del dispositivo che ne facilita il trasporto.
Con un potenziale di produzione di 1 litro di acqua fresca all’ora, un kit di Cloud Harvester da 167 $ (122 euro) può addirittura produrre fino a 45,6 litri all’ora in condizioni ottimali.
Si stima che il fabbisogno giornaliero d’acqua di una persona si aggiri fra i 20 ed i 50 litri, per poter da garantire le necessità di base come bere, cucinare e pulire.
Considerandone quindi le prestazioni, Cloud Harvester si presenta come un dispositivo in grado di dare un notevole contributo alla sicurezza idrica in molte aree disagiate del pianeta.
Segnalato da Emanuela Gobbi
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